CB Bottazzo
14 Aprile 2021Youm Music
9 Luglio 2021Farmacia Petrelli
2010 – Lecce
Certi luoghi, certi negozi sembra siano refrattari alla ricerca contemporanea, come se vivessero in una sorta di limbo che li tiene lontani, indifferenti alla evoluzione del design contemporaneo.
Come i supermercati o certi outlet, anche le farmacie sembrano lontane dagli interessi o dalle occasioni dei bravi progettisti. Forse parchè “quelli del marketing” pensano sia superfluo ricercare bellezza dove l’impulso o il dovere all’acquisto viene dettato dalla necessità più che dal desiderio, forse perché i costi di impresa e di base sono già così elevati da non lasciare spazio a niente altro o forse per altri imperscrutabili motivi, fatto stà, che, oggi, le farmacie e contrariamente a quanto succedeva fino agli anni cinquanta, sono diventati luoghi che (per quanto puliti, luminosi e funzionali) non contribuiscono alla possibilità di emozionarsi. Le farmacie odierne non sono evocative di niente altro oltre la banale lezione di correttezza cromatica legata a quei toni di verde o celeste che, non a caso, rimandano agli ospedali.
Queste premesse sono la sintesi di un briefing che l’architetto Piero Surdo interpreta come i termini di una sfida precisa per rievocare quella cura artigianale con cui venivano costruite le farmacie di un tempo, botteghe della salute, preziosamente incastonate nei centri delle nostre città, ricche di modanature, di legni preziosi, intagliati e lucidati a mano, magari piene di ceramiche e vasi di vetro (rigorosamente completi di coperchi) che contenevano le erbe ed i minerali più strani e complicati che, sapientemente, abilmente e precisamente miscelati curavano quasi ogni male conosciuto senza tralasciare un pizzico di magia o di mistero, che aggiungeva sacralità a quei luoghi e che, forse, è il fattore che le ha fatte durare sino ad oggi.
Insomma, quando Petrelli chiede un progetto originale per ristrutturare la sua farmacia, l’architetto Surdo con l’ufficio tecnico di Kubico srl architettura degli interni pensa a quel mondo antico e prezioso ma senza nostalgia, quindi pensa al futuro, e comunque, a tutto quanto possa distinguerla dalla massa amorfa e indifferenziata degli odierni negozi di medicinali; il progetto tende ad elaborare una identità diversa dalla omologazione triste e senza anima degli interni arredati con i sistemi flessibili e attrezzabili di arredo per negozi. E così, progettare la farmacia Petrelli diventa una sfida, un impegno senza antecedenti se non quelli storici, una gara senza riferimenti, se no con se stessi e con la consapevolezza che, specie nei momenti di crisi, solo progettando e costruendo la qualità si può sperare di trovare un senso a questa professione che coincide con il mestiere.
E allora, se normalmente, le vetrine fanno vedere l’interno (per un fattore di sicurezza) o le merci come nei negozi, in questo caso si sceglie di tamponarle totalmente, schermandole con enormi pannelli in Corian termoformato, che rimandano a certi prodotti farmaceutici, si privilegia, così, un concetto di privacy, che coincide con un interno ad atmosfera controllata, costante ,senza sbalzi di luminosità legati al sole, ma al contrario capace di dare sempre il giusto risalto alla merce o a quegli ambienti utili a determinati servizi ambulatoriali.
Tutto lo spazio è articolato ed organizzato intorno ad un grande banco ovale (cassa ed informazioni) che occupa la parte centrale della farmacia, la tiene in collegamento automatico con il sottostante deposito medicinali e ne diventa il punto di riferimento visivo e psicologico costante e tranquillizzante.
Il pavimento in listoni di rovere tinto nero, sabbiato e trattato per evidenziare le venature del legno, diventa un palco su cui si mettono in fila ed in scena una serie di espositori bianchi, materici, di forti spessori ma visivamente morbidi che tutti intorno vanno a formare una piazza commerciale; sono scavati e funzionalmente pieni di vuoti, nicchie espositive realizzate in Corian e vetro, complete di illuminazione autonoma e di delicata atmosfera.
Le categorie merceologiche si susseguono senza ridondare e quando fosse necessario, basta guardarsi attorno per incrociare lo sguardo di un’assistente pronto a rispondere.
Quasi senza accorgersene, poi, si incrocia una parete di vetro sabbiata con un decoro grafico originale, una dedica iconografica un rimando-omaggio al salento, ovvero alla terra che ospita il progetto; oltre questa vetrage c’è una tisaneria, un ambiente candido realizzato con mobili contenitori bassi, in Corian termoformato, decorato con un tema a borchie che serve anche per provare cosmetici e diventa il fondale elegante di una postazione-prova arredata con due poltroncine Moroso intorno ad un tavolino da bar che realizzano un angolo degno di esser prenotato, come se, si fosse in un locale alla moda per un aperitivo raffinato, è la ciliegina sulla torta.